I disturbi generalizzati dello sviluppo. Diagnosi e trattamento
- Francesca Di Costanzo
- 25 mar 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 4 set 2020
La clinica infantile contemporanea si connota sempre più come una clinica in cui proliferano diagnosi senza offrire al genitore la possibilità di affinare il proprio sguardo per cogliere nel quotidiano quei segnali facilmente osservabili a partire dall’ingresso nella scuola. I disturbi generalizzati dello sviluppo, quale macro categoria dei disturbi emotivi e relazionali, si prestano così a essere trattati in quanto spesso diagnosi iniziale che viene formulata in attesa che il bambino prosegua nella sua crescita e in quanto chiamano altrettanto spesso il genitore a chiedersi come gestirli.
I disturbi generalizzati dello sviluppo rappresentano un quadro diagnostico in cui il raggiungimento delle principali tappe evolutive del bambino risulta rallentato e/o compromesso in virtù di fattori costituzionali e/o dipendenti dagli stimoli che giungono dall’ambiente.
È alle scuole elementari che il disagio emerge con più evidenza, nell’impossibilità del bambino di tollerare l’inserimento scolastico, la relazione con i pari e le richieste educative che lo richiamano ad impegnarsi sul compito e nel tempo attuale dell’isolamento domestico forzato delle famiglie si rende ancor più necessario prestargli attenzione.
I segnali per riconoscerli
Il riconoscimento precoce delle principali aree in cui si palesano i segnali di maggior disagio, consente di intervenire tempestivamente al fine di favorire al bambino l’assunzione degli strumenti necessari per far fronte ai compiti evolutivi a cui è chiamato. I segnali di disagio che si possono rilevare sono:
- Carenze nel gioco simbolico, nell’interazione con i pari, nell’attività immaginativa e nella comunicazione verbale e non verbale;
- Difficoltà a generalizzare gli apprendimenti ai vari contesti e a seguire regole condivise;
- Difficoltà a organizzare attività finalizzate e a regolare impulsi ed emozioni;
- Mancanza di flessibilità nel pensiero e comportamento rigido
Come gestire queste difficoltà?
È frequente che si presentino momenti in cui il bambino possa manifestare intolleranza dinanzi ai limiti posti dall’altro oppure dinanzi ai cambiamenti. Pertanto può essere importante:
-Definire prima dell’inizio di qualsiasi compito o attività, il tempo e i passaggi a cui dovrà dedicarsi; laddove il bambino manifesta opposizione nel portare a termine il compito o l’attività, definire un punto fino a cui giungere stabilendo insieme la conclusione;
-Mantenere regolarità nelle routine quotidiane del bambino e nella strutturazione degli ambienti da lui abitati;
-Seguire gli interessi ludici del bambino;
-In caso di richieste eccessive da parte del bambino, fornire alternative che possano coinvolgerlo
I traguardi terapeutici
Ogni bambino è un soggetto unico e la sua soggettività attende di essere riconosciuta in un lavoro terapeutico che tenga conto del caso per caso.
L’utilizzo iniziale dello strumento del gioco prima libero e poi via via più strutturato in piccolissimi gruppi, può favorire gradualmente una pacificazione che lasci libertà al bambino di esprimersi e permetterà sempre gradualmente l’apprendimento di un impiego alternativo del gioco. Si tratta per il bambino di poter progressivamente giocare e significare il gioco in modo diverso dal suo uso precostituito al fine di estendere l’orizzonte per cui e con chi un oggetto possa essere utilizzato. Ed inoltre il bambino potrà imparare meglio a usare la parola e il pensiero.
Dalla situazione di partenza e a seguito di un buon lavoro terapeutico, il genitore dovrebbe poter osservare dei traguardi nello sviluppo e nell’acquisizione di competenze da parte del bambino nelle seguenti aree:
- Accettare in modo sereno il distacco dalla famiglia;
- Esprimere i propri bisogni e le proprie emozioni attraverso linguaggi diversi;
- Giocare autonomamente;
- Partecipare a giochi collettivi con i pari e alle attività proposte;
- Conoscere e adeguarsi alle regole di convivenza sociale;
- Rielaborare graficamente quanto vissuto e ascoltato;
- Dimostrare una crescente fiducia in se stesso e nell’adulto di riferimento nell’affrontare situazioni differenti

Comments